Engagement  e azionariato  dinamico  sono due  componenti  efficaci del  dialogo  tra investitori  e società quotate che hanno una strategia di finanza sostenibile e responsabile (SRI).

L’azione è concentrata su tutti e tre i pilastri della previdenza (obbligatoria, negoziale e volontaria).

Il pilastro negoziale è quello più interessato alla nostra azione, professionale, INDIPENDENTE.

Quando si parla di engagement ed azionariato attivo si fa riferimento al dialogo, all’ingaggio, che gli investitori aprono con le società quotate in cui investono.  È detto “soft” quando il  percorso,  che  di  solito inizia con una  richiesta  di informazioni  o  chiarimenti su un determinato aspetto o problema, si sviluppa e si conclude in una serie di scambi e incontri tra investitori e  management della società in questione. Cioè quando le richieste espresse dagli investitori vengono accolte dalla  società, che  collabora  e s’impegna  a  darvi seguito.  È  detto “hard”, quando  invece gli  investitori per  cercare  soddisfazione alle  loro  richieste si  vedono  costretti a tentare  la  strada più  “ostile”  della presentazione  di  una risoluzione  all’assemblea  annuale degli  azionisti della  società (AGM, annual  general  meeting). In  quella  sede cercano il consenso dei  votanti  per dare più peso e visibilità alle proprie richieste, esercitando ancora maggiore pressione sulla società.

Questo è a mio avviso l’aspetto finale di tutta una serie di azioni che possono essere svolte dal nostro team di Dottori Commercialisti nei confronti dei fondi ovvero degli investitori che detengano partecipazioni rilevanti e/o non.

Il nostro obiettivo è sollecitare la creazione di un tavolo permanente sullo SRI, dove si individuano  i temi su cui fare engagement,  si  organizzano le  iniziative, si misurano i risultati.

In pratica, è il luogo in cui si definiscono le politiche attive dei fondi pensione sui temi di sostenibilità».

Effettuare politiche di compliance nei confronti degli investitori :

  • per monitorare le performance ed i costi delle GPM;
  • per coordinare opportune politiche di governance (si pensi ad esempio ai conflitti che nascono all’interno delle Casse di Previdenza Professionali nel difficile rapporto tra Assemblea dei Delegati e Consiglio di Amministrazione);
  • per sensibilizzare gli amministratori dei fondi negoziali alle nuove normative;
  • per sviluppare nelle PMI una corretta politica di compliance sociale e finanziaria che accresca il valore dell’impresa.

Oggi molti gestori di fondi hanno sviluppato nuove metodologie che consentono loro di applicare gli approcci SRI non solo ai corporate bond ma anche ai titoli di stato nazionali e sovranazionali.

È in aumento, infatti, il numero di società di ricerca che attribuiscono rating di sostenibilità agli stati.

La direttiva 2016/41/UE nota come direttiva IORP II (institutions for occupational retirement provision II) o come EPAP II (enti pensionistici aziendali o professionali II) ed il decreto legislativo di attuazione della delega contenuta nella legge 25 ottobre 2017, n. 163 (la legge di delegazione europea 2016-2017), già in vigore da gennaio 2019, riguardano i fondi pensione a matrice “negoziale” (contrattuali, categoriali, professionali e – in assenza di diversa espressa indicazione – anche i fondi aperti per il segmento di operatività “a adesione collettiva”); il tutto, con esclusione dei fondi strutturati su sistemi di funzionamento a ripartizione e di quello costituiti come riserve di bilancio ex art. 2117 c.c.